È comune pensare che il periodo della gravidanza e la nascita di un bambino siano eventi felici. E così è per la maggior parte delle coppie e famiglie.
Negli ultimi anni però, sta emergendo sempre di più la consapevolezza che mettere al mondo una nuova vita può portare non solo a grandi gioie, ma anche a confrontarsi con situazioni difficili a cui non si era pronti e a conseguenti disagi emotivi e relazionali.
Già a partire dalla ricerca di una gravidanza, alcune coppie scoprono che non è sufficiente desiderare un figlio, perché questo arrivi.
E anche quando, test positivo alla mano, si provano emozioni positive, molti futuri genitori devono fare i conti con preoccupazioni più o meno motivate sul piano razionale.
Sono frequenti infatti, ansie per la salute del nascituro anche quando la gravidanza procede regolarmente o angosce, relative al cambiamento che si prospetta nella vita di coppia, familiare e sociale.
Senza contare che ci sono gravidanze realmente complicate per la donna, diagnosi fetali di malattia, prospettive difficili sul piano lavorativo od economico, che fanno vivere con forte ansia un periodo che nell'immaginario collettivo è più spesso legato ad un momento felice.
A volte una gravidanza arriva quando non si era pronti a vivere questa esperienza o in un momento difficile: la scelta se portarla avanti o interromperla, spesso comporta profondi tormenti.
Il travaglio-parto, così come le ore successive, sono nel complesso un altro (breve) tempo nel quale si investono preoccupazioni, inquietudini, pensieri negativi, così come aspettative altamente positive di riuscire a mantenere la calma, respirare tranquillamente, innamorarsi al primo istante di quel bambino che si è custodito dentro di sé (fisicamente e mentalmente) per mesi e che una volta tra le braccia, potrebbe non corrispondere completamente all'immagine che ci si era fatta di lui.
Il post parto poi, riserva le sorprese più amare. Pur nel senso di completo appagamento emotivo che un figlio può dare (ai partner che diventano genitori e alla coppia che diventa famiglia), possono emergere sentimenti inaspettati: il nuovo arrivato difficilmente è nella realtà quello che ci si era fantasticato e lo stesso accudimento (che si protrae incessantemente in maniera ciclica sulle 24 ore) può condurre alla sensazione di essere oppressi o incapaci, frustrati nelle aspettative, soli nell'affrontare una cosa tanto bella ma anche tanto complessa.
Il modo con il quale si è svolto il parto, può essere esperienza gratificante, ma anche traumatica e in questo secondo caso, il post parto ne verrà influenzato negativamente.
Vivere quanto più serenamente possibile la gravidanza (ed eventualmente la sua ricerca), così come i mesi successivi alla nascita del bimbo, è presupposto di un buon attaccamento madre-(padre)-bambino e possibilità per l'instaurasi di quella base sicura che consentirà al nuovo nato di essere accolto e di fare i suoi primi passi nel mondo in modo armonioso ed equilibrato.
Molto del carattere, della personalità e dell'essere di ognuno, dipende da come è stato pensato dai suoi futuri genitori, dalla gestazione in utero e soprattutto dai primi mesi e anni di vita, in relazione con le figure primarie di accudimento.
Se si hanno incertezze, ansie o disagi emotivi legati alla gravidanza (anche prima che questa si realizzi), al parto e nei primi mesi di vita del bambino, è importante chiedere aiuto: una consulenza psicologica può permettere alla (futura) madre, ma anche alla coppia, di confrontarsi con paure e malesseri forse inaspettati, ma spesso presenti (a volte tenuti nascosti per vergogna: del resto, ci hanno insegnato che non c'è niente di più bello che avere un bambino e quando emergono malumori potremmo sentirci cattivi genitori...).
Una consulenza psicologica può permettere di chiarire dentro di sé, dubbi, conflitti, divergenze comunicative e relazionali, nonché prevenire l'insorgenza di disturbi più gravi come la depressione post-parto, che non colpisce solo la neo madre, ma spesso anche il neo padre in forme più subdole e meno riconoscibili.
Anche la coppia infine, può essere messa a dura prova: non si è più solo partner ma anche genitori, quindi responsabili, di un bambino che dipende esclusivamente dalla presenza e dalle cure che gli si danno. Gli equilibri all'interno della relazione (anche sessuale), cambiano e non sempre si è in grado di comprendere i vissuti dell'altro, che ai nostri occhi (ma anche nella realtà dei fatti), può apparire molto diverso, non più riconoscibile.
Anche la coppia quindi, può chiedere una consulenza psicologica e chiarire insieme, come affrontare il cambiamento per essere più sereni, continuare a viversi come coppia (dal punto di vista relazionale e sessuale-intimo) e allo stesso tempo, includere dentro di sé, il ruolo e il vissuto del genitore, non perfetto, ma sufficientemente buono (D. Winnicott)
Dott.ssa Claudia Galli
Psicologa Psicoterapeuta - Carpi (MO) e Modena (MO)